Sono una studentessa di Scienze della Comunicazione, e un bel giorno la nostra professoressa ci affida un compito. Scrivere ed interpretare un cortometraggio. Tema libero. Dare voce alla propria creatività. Ho deciso così che di creativo avrei utilizzato molto. Avrei inteso la creatività nel senso stretto della parola. Ho parlato dunque, di ciò che l’uomo ha creato. E l’uomo ha creato quella che oggi è Taranto.
Voglio iniziare a raccontarvi il nostro lavoro a modo mio, come sono solita fare, con i miei immensi giri di parole, con le fresche parole di una ventenne che forse per la sua tenera età, a parer dei grandi, non potrà mai capire fino in fondo.
Un giorno mentre ero al parco su di una panchina a pensare, un’anziana donna mi chiese se poteva sedersi accanto a me e le feci spazio. Era bellissima nonostante la sua età: aveva il mare negli occhi, un mare bellissimo, e quello sguardo era sovrastato da un mucchio di capelli grigi. Quell’azzurro sembrava rivendicare la sua bellezza sotto quei capelli. Forti rughe sul suo viso raccontavano dei suoi anni vissuti, e le sue mani aggrinzite a testimonianza dei sacrifici di una vita. Mi sorride per un attimo e poi si accinge a leggere il suo libro. Non posso fare a meno di osservarla, lei ogni tanto ricambia anche il mio sguardo. Mi sorride di nuovo e mi chiede:
“Come ti chiami?”
“Elena…..” rispondo
“Quanti anni hai Elena?”
“Ventidue anni signora….”
“Che giovane che sei, e cosa ci fai qui tutta sola?”
“Niente, mi piace venire qui a pensare… mi rilassa.. e lei invece? Cosa fa qui?”
“Oh piccola, io qui trascorro i miei ultimi giorni.. Non mi vedi? Sono vecchia, consumata. Non mi resta molto da vivere”
Quelle parole per un attimo mi lacerano il cuore
“Cosa dice signora, lei mi sembra così forte… Non ha figli, nipoti, amici?”
“Ragazza mia, un tempo ero forte. Ero una forza unica. E tutti mi amavano. Ho cresciuto tantissimi figli. Ho dato loro la vita e il pane. Ho dato loro un futuro. Più davo, più hanno voluto, e più ottenevano da me, ad un certo punto, anche contro la mia volontà. E adesso eccomi qui. Vecchia, distrutta.”
“E lei non si è mai ribellata a tutte queste pretese?”
“Mi sono ribellata tantissimo, ma la vita mi ha messa sempre di fronte alle situazioni più difficili. Sono stata una madre amorevole e sofferente, ho perso molti dei miei figli, e ogni giorno vedo la mia vita sempre più grigia”
“Mi dispiace signora, ma non dica così… vedrà che un sorriso ci sarà anche per lei” L’anziana signora scuote la testa.
“Non sono altro che un’anima rassegnata oramai. Quante cose ho sbagliato nella mia vita. Forse non sono stata una buona madre. Impara ragazza, che la vita è una cosa meravigliosa. Va amata, va tutelata, va vissuta al meglio. Va protetta. E’ come un figlio. Va protetto e cresciuto con le migliori garanzie. Tu sei il futuro. Anche se figlia di un passato sbagliato di cui sono il simbolo. Ora è meglio che vada. Mi ha fatto piacere parlare con te signorina.”
“Anche a me ha fatto piacere signora. Spero di rivederla, però di rivederla sorridente”
“Dipende da te ragazza mia, dipende da voi….” Dipende da me? Quella frase mi lasciò di stucco. Non riuscii a risponderle. La vecchietta si incamminò. Al che mi ricordai che non si era presentata. “Signora mi scusi, qual è il suo nome?” Lei sorrise. “Certo che sbadata. Io mi chiamo Libera…. Taranto Libera…”
Elena Ricci